Ho deciso dopo avere sentito l'autore, di farVi assaggiare parte del libro che potrete vincere alla Befana e che il fortunato Lele ha già vinto. Per questo motivo vi accluderò due stralci del libro.
Questo di seguito è un brano di un capitolo centrale.... "In viaggio tra passato e presente" (E' praticamente parte dell'anello di giunzione tra il passato ed il presente della Terra dei Draghi)...
Nicola Cantalupi
“La Terra dei Draghi –
L’antica stirpe”
Carmas annuì compiaciuto, quindi
iniziò a parlare: “Volentieri,
giovane Johan… E dimmi! C’è qualcosa
in particolare di
cui vuoi che ti parli?”
Il ragazzo increspò le sopracciglia e
con fare riflessivo replicò:
“In verità, Carmas, c’è una cosa che
ancora non capisco…
Cos’ha di tanto speciale la
diga-fossato? Come poteva una semplice,
seppur enorme trincea spazzare via
truppe nemiche e
macchine d’assedio?”
Carmas divenne serio e rispose
scuotendo la testa: “Ti chiedo
scusa, Johan; avevi già fatto questa
domanda e io avevo promesso
che ti avrei dato spiegazioni sulla
diga, su Himriel e su
qualsiasi altra cosa a tempo debito.
L’evolvere degli eventi e la
stanchezza mi hanno fatto passare di
mente le mie parole; adesso
però tenterò di farmi perdonare
questa mancanza narrandoti
una storia che riuscirà a spiegarti
tutte queste cose e molte altre
ancora. Una storia così remota che
forse, l’unico altro essere
ancora in vita in grado di ricordarla
può essere solo Ailar”.
Johan, ritrovando finalmente il
sorriso, già si sentiva rapito
dal racconto di una storia che ancora
doveva ascoltare.
Carmas, vedendo il ragazzo così
entusiasta, rapidamente riprese
parola: “Questa che sto per
raccontarti è la storia di questa
terra molto tempo prima che avvenisse
la caduta dei cinque,
prima della nascita delle grandi
città e molto tempo prima della
fine della stirpe dei… Signori dei
draghi. Questa è la storia della
Terra dei draghi. Devi sapere innanzi
tutto, giovane Johan, che
quando nacquero le razze degli elfi,
degli uomini e dei nani,
da tempo immemore su questa terra già
vagavano i Signori dei
draghi e le loro maestose creature.
Nessuno tuttavia potrà mai
essere in grado di affermare se la
nascita di questo popolo sia
avvenuta assieme alle fondamenta
della Terra, o solo qualche
centinaio d’anni prima dell’avvento
delle nuove razze, perché
non esiste alcun cenno storico
riferito a una qualche epoca precedente
alla nascita di elfi e nani. Quello
che però posso dirti
con assoluta certezza, è che il loro
era un popolo straordinario,
con una visione del mondo e della
vita completamente differente
da quella di qualsiasi altra razza. A
loro non interessava
affatto l’avida ricerca della
ricchezza materiale come per i nani,
e neppure inseguivano la spasmodica
brama di gloria e saggezza
tipica di tutti gli elfi… A mio
avviso, erano molto più rassomiglianti
a una sorta d’incorruttibile razza
umana, completamente
privi di paura circa lo scorrere del
tempo e l’avanzare della morte.
Devo comunque ammettere, che in tutta
la mia lunga vita
non ho mai conosciuto un mortale con
un così nobile animo,
e forse mai ve ne saranno; la storia
degli uomini è costellata di
guerre, più di quante elfi e nani ne
abbiano mai combattute, e
sarà così per sempre. L’animo degli
uomini è fragile e facilmente
corruttibile; la maggior parte di
loro non si preoccupa d’altro
che inseguire ferocemente gloria e
ricchezze per l’intero arco
della loro breve esistenza, finendo
inevitabilmente per ritrovarsi
infelici e mai appagati per quello
che hanno raggiunto, temendo
ogni giorno sempre più l’arrivo della
loro morte. Riconosco
che, da essere immortale, è sin
troppo facile e più che mai sbagliato
criticare le debolezze di esseri che
fin dalla nascita hanno
come unica certezza quella di dover
morire; ma se si rendessero
conto che la morte non è l’assoluta
fine e tentassero di vivere
con amore reciproco e semplicità
questo loro passaggio su questa
terra, sarebbero senza ombra di
dubbio esseri migliori…”
Johan lo guardò con aria a dir poco
interrogativa.
“Non fraintendermi, Johan; non voglio
certo sminuire la
razza degli uomini! Infatti ci sono
più eroi nella loro storia, di
quanti se ne contino tra nani ed
elfi… Ma è anche vero che i
loro principali eroi sono per lo più
ricollegabili a guerre e battaglie,
e solo raramente a gesta realmente
degne di ammirazione.
In parole più semplici, ragazzo mio,
gli uomini sarebbero più
felici se smettessero di cercare
costantemente quello che non
possono avere; e se solo riuscissero
a trovare gioia e serenità
per ciò che hanno e in quello che
fanno, vedrebbero il mondo
allo stesso modo dei Signori dei
draghi, assomigliandogli
più di ogni altro popolo di questa
terra. Per tornare a noi e
alla nostra storia, caro Johan,
ripeto ancora una volta che non
esistono cenni storici risalenti a
prima della nascita dei nostri
avi. Non credo tuttavia che non ne
siano mai esistiti… Sono
più che certo che la storia
rappresentava di fatto un punto di
riferimento importantissimo per i
Signori dei draghi, perché
solo dagli errori commessi impariamo
a migliorare, e questo
mi fu insegnato proprio da uno di
loro… Credo piuttosto che
abbiano voluto semplicemente
tenercela nascosta, perché quella
non era la nostra storia; e adesso
ormai, ogni loro ricordo,
è scomparso assieme a quel popolo.
L’unica cosa certa, è che
la grandezza di quella razza non
aveva bisogno di manifestarsi
attraverso sontuose opere
architettoniche. Parole come città o
regno erano ancora sconosciute alla
Terra, e furono proprio le
nuove razze a dare significato a quei
nuovi concetti, ergendo i
primi agglomerati urbani, al fine di
potersi opporre in massa
contro le incursioni di orchi e
troll, che da sempre infestano
queste terre. Con l’avanzare del
tempo e delle ere però, nonostante
le nuove unite difese funzionassero
perfettamente contro
i fortunosi attacchi delle
scapestrate orde di orchi, quelle stesse
città crebbero a dismisura sino a
creare i primi grandi regni,
arrivando a fornire i propri confini
di sempre più alte e spesse
mura, e di potenti armi di difesa.
Quelle stesse armi di protezione
però, trovarono ben presto utilizzo
nelle azioni di conquista,
e ancor più rapidamente, i primi
regni che si erano formati nelle
nostre terre, spinti dall’implacabile
desiderio di supremazia dei
loro sovrani, iniziarono a essere in
competizione fra loro. Quella
competizione si tramutò facilmente in
invidia e quella stessa
invidia divenne in breve tempo motivo
d’odio tra molti popoli
di uomini e nani. Tuttavia, mentre
tra le popolazioni dei nani
inizialmente la lotta si era limitata
al reciproco furto di oro dalle
loro stesse miniere, gli uomini
iniziarono a dichiararsi guerra,
conquistandosi terre vicendevolmente
ed estendendo quel conflitto
su tutto il territorio, coinvolgendo
inevitabilmente ogni
popolo del pianeta. Le numerose
battaglie scissero in due l’intera
Terra dei draghi flagellandola
irreparabilmente, dando vita
a un’epoca di morte e distruzione,
conosciuta ancora oggi come
la prima era buia della nostra
storia, e che ebbe come unico risultato
quello di aumentare il numero di nere
creature sul suolo
di questa stessa terra…”
Il ragazzo non avrebbe mai immaginato
che il suo paese nascondesse
una simile storia. Adesso voleva
sapere tutto, le parole
di Carmas parevano non bastargli mai.
“Fu allora che i Signori dei draghi,
incuriositi e per lo più
preoccupati dalla natura di quei
giovani popoli, dopo un lungo
periodo di completa neutralità, ma al
contempo di intolleranza
circa la distruzione e la morte che
veniva sviscerata con tanta
semplicità sulla loro terra, vollero
intervenire al fine di porre un
freno a tutta quella scelleratezza;
tuttavia, decisero di non riversare
la loro inarrestabile furia su
entrambe le fazioni. Sapevano
che del buono albergava nei cuori di
quelle giovani creature, ed
era questo che le rendeva, ai loro
occhi, meritevoli di continuare
a esistere. Così, per dare loro la
possibilità di ricominciare
da zero, decisero di schierarsi tra
le fila di quell’infinita guerra.
L’ultima scelta possibile che rimase
loro fu decidere contro quale
esercito schierarsi… A est, unioni di
dittature e regni spesso
privi di scrupoli combattevano con il
principale fine di conquistare
nuove terre. A ovest, democratici
regni di elfi, nani e
uomini si erano uniti sotto un unico
vessillo per difendere sino
alla morte la loro terra e la loro
libertà. Pur apparendo scontata
ai nostri occhi, mai una scelta si
rivelò così agognata. Ora fai
attenzione, Johan! Quello che sto per
dirti è a difesa di nessuno;
e serve solo a farti comprendere il
motivo di tanta indecisione
da parte dei Signori dei draghi.
Dimmi… come ti sentiresti se i
tuoi due migliori amici iniziassero a
litigare in maniera irreparabile
circa una questione di per sé futile,
dividendo in due parti
tutti i tuoi restanti amici?… E come
ti sentiresti sapendo che
l’unico a poter mettere fine a quella
lite sei proprio tu, ma che
per farlo dovresti decidere di
schierarti nonostante tu sappia
che scinderai per sempre il tuo
gruppo di amici?”
Il giovane, spiazzato, fece per
aprire bocca, ma il saggio stregone
riprese a parlare senza dargli il
tempo di proferire parola.
“Non voglio una risposta, Johan… ho
detto questa cosa solo
per farti capire il dolore provato
dalla saggia stirpe nel momento
della decisione. L’epoca buia
continuava tuttavia imperterrita a
mietere i suoi inutili massacri e i
Signori dei draghi si trovarono
costretti ad affrontare l’ardua
scelta. Fu allora che la costante
ricerca dell’etica morale di quel
popolo, lo spinse ad allearsi
al fianco della gente dell’Ovest.
L’alleanza tra draghi e popoli
dell’Ovest determinò un brusco quanto
notevole cambiamento
nelle sorti della guerra che per
secoli non aveva visto vincitori,
e ben presto i nemici dell’Occidente
furono cacciati oltre i mari
orientali della Terra dei draghi;
così lo scontro vide l’ultimo suo
atto proprio nell’Esthrid, tra le
steppe che circondavano la vecchia
fortezza di Drudmol. L’alleanza
decise infatti di seguire gli
sconfitti oltre mare, nel tentativo
di annientare definitivamente
i loro eserciti ed evitare una futura
vendetta. L’ottantaquattresimo
giorno d’autunno le truppe alleate
sbarcarono a nord di
Drudmol; dopo un’aspra battaglia
durata sei giorni e sei notti,
i nostri eserciti raggiunsero e
annientarono quella stessa fortezza,
ultimo baluardo delle forze
orientali, portando così al suo
termine la prima epoca buia. La
battaglia dell’ultima settimana
d’autunno emise il suo verdetto
contando innumerevoli vittime
tra uomini, elfi, nani e molte
persino tra i Signori dei draghi;
tuttavia l’ombra era stata scacciata
e l’alba di una nuova era
sorgeva luminosa dopo il cupo
tramonto di quei precedenti secoli.
Orchi, troll, goblin e molte altre
creature oscure alleate agli
eserciti dell’Est fuggirono e si
nascosero nel cuore della Terra, in
un’allora quanto mai ristretta Gola
di Fuoco; ma poco importava:
la gente dell’Ovest aveva conquistato
la propria libertà e
consolidato l’alleanza con i Signori
dei draghi, che promisero di
vegliare su loro. Nei secoli che
seguirono, grande fu la magnificenza
delle giovani razze, che in pace
fondarono le prime grandi
città democratiche; ma mentre i
nostri popoli prosperavano, in
segreto i Signori dei draghi
affrontavano sempre più numerose
incursioni belliche dei rinati popoli
dell’Est. I secoli trascorsero
vedendo fiorire sempre più la nostra
gloria, dando però, allo
stesso tempo, l’ultimo saluto a un
numero sempre maggiore
di draghi, che silenziosamente
continuavano a morire per difendere
i confini di quella terra e le sue
nuove razze. Un giorno
però, un giovane principe elfico di
nome Nùn, tornando da
uno dei suoi viaggi nelle pianure
nord-orientali, si ritrovò inaspettatamente
a combattere al fianco dei draghi in
uno dei loro
scontri di confine, e quella
battaglia rivelò inequivocabilmente
al giovane principe l’antico segreto
che da sempre proteggeva
tutti i popoli della Terra dei
draghi. Lo stesso Nùn discusse
ampiamente la scelta dell’ancestrale
popolo di combattere da
soli quella minaccia perché, a suo
modo di vedere, quella terra
avrebbe dovuto essere protetta da
tutti coloro che la abitavano;
ma quel giovane principe, pur
mostrando un nobile cuore, non
avrebbe mai potuto capire il tremendo
fardello che oppresse
la coscienza di quell’intera razza,
sin dal momento in cui decisero
di essere l’ago della bilancia del
fato durante la guerra
dell’epoca buia. Molto presto la
verità raggiunse ogni città di
questa terra e da quel momento in
poi, pur non desiderandolo,
i Signori dei draghi iniziarono a
essere venerati come divinità.
Ovunque furono eretti sontuosi templi
e mastodontiche statue
in loro onore, ma tutto questo ebbe
un risvolto inaspettato. Ai
Signori dei draghi non piacque quella
situazione, mai avrebbero
voluto essere considerati su di un
livello superiore rispetto
alle altre razze e tutto questo fece
capire loro di aver intaccato
in maniera irreparabile il corso di
una storia, che non avrebbe
dovuto essere la loro. Il popolo dei
draghi si rese conto che era
probabilmente giunto il momento di
abbandonare queste terre,
emigrando là dove non avrebbero
potuto più corrompere il corso
degli eventi. Nell’apprendere la loro
decisione però, lo stesso
Nùn supplicò in ginocchio i Signori,
chiedendo loro di restare
e continuare a onorare, da quel
momento in avanti, assieme a
tutti gli altri popoli, gli ideali
dell’antica alleanza dell’Ovest.
Cinque di loro, per esattezza i più
antichi e potenti e gli unici
ancora in vita dai tempi dell’epoca
buia, sentendo tuttora forti
i legami verso la storia di quelle
nuove razze, piegarono il loro
volere a quella richiesta, rimanendo
così nella Terra dei draghi
e passando alla storia nelle molte
epoche che seguirono come i
cinque saggi. Tutti gli altri Signori
dei draghi, lo stesso giorno
in cui i cinque decisero di rimanere,
salirono in sella ai loro
possenti destrieri alati e, rapidi
come il vento, scomparvero per
sempre volando verso sud. Da quel
momento così lontano nel
tempo, nessuno ha mai più visto,
saputo o anche solo sentito
raccontare del popolo più
straordinario che abbia mai visto
questa terra; e allo stesso modo di
come niente sappiamo di ciò
che fecero dopo la loro partenza,
forse mai sapremo quello che
hanno fatto prima del nostro arrivo…”
La voce di Carmas ebbe un attimo di
esitazione, come improvvisamente
spenta dalla sconfinata angoscia per
un simile
destino; ma il saggio seppe
riprendersi all’istante.
“Quando tutto questo avvenne, altro
non ero che un giovane
consigliere e stratega alla corte di
Nùn, ma fui presente
quando tutti quei draghi si alzarono
in cielo allontanandosi verso
sud, e mentirei affermando che non ho
provato un’immensa
tristezza e un’irreparabile mancanza
nel mio cuore… Dopo aver
dato l’addio ai draghi, la Terra si
apprestava a iniziare una nuova
era. Uomini, elfi e nani entravano
così nella terza era; ma non
l’avrebbero affrontata completamente
da soli. Cinque Signori
dei draghi erano rimasti a
proteggerci, e sotto la loro guida iniziò
la più felice epoca della nostra
storia. Naturalmente i confini
a est continuarono a vedere ancora
molte battaglie, tuttavia
l’esercito formatosi col rinnovo
dell’antica alleanza, sotto la guida
dei cinque saggi onniscienti, difese
per secoli e secoli queste
terre senza problema alcuno,
aumentando sempre più il legame
che univa tutti quei popoli e
spingendoli a cooperare tra loro
anche al di fuori dell’ambito
bellico. Fu così che la forza dei
nani, l’astuzia degli uomini e la
conoscenza degli elfi si fusero
per la prima volta nella storia per
dare vita a qualcosa che fosse
realmente degno d’ammirazione. Da
quell’unione nacquero
così i primi grandi regni come quelli
di Isenord e Ventartica, e
di Darnen ed Evien, che ancora oggi
esistono, o almeno così
spero, dal momento che furono
protetti dall’Athorhen… O
come i regni di Norean e Nimrodh,
ormai ridotti a desolati
cumuli di rovine. Assieme creammo le
luccicanti città sotterranee
delle Montagne Cavernose, adesso covo
d’innumerevoli
creature oscure, e realizzammo opere
mai immaginate prima
di allora. Inoltre, col passare del
tempo, le guerre di confine a
est divenivano sempre più sporadiche,
tanto da tramutarsi agli
occhi dell’opinione pubblica, e degli
stessi eserciti presenti nei
campi di battaglia, in umili e
caotiche rappresaglie barbariche.
Nùn, divenuto re di inestimabile
fama, dopo aver affrontato sul
campo ogni battaglia di confine
durante tutti quei secoli, decise
di fare ritorno tra la sua gente e
dare vita a qualcosa che avrebbe
potuto confermare la sua grandezza
anche al di fuori delle
eroiche gesta di guerra. Al suo
ritorno, dopo tante battaglie trascorse
assieme alle razze alleate, decise di
innalzare le tre città
simbolo dell’Occidente, e una grande
torre posta al centro di
tutta la nostra terra e dedicarla ai
Signori dei draghi. La prima
città, donata poi ai temerari alleati
mortali, fu la Baia di Nùn:
un enorme regno eretto tra le acque
della più vasta insenatura
presente tra le coste della nostra
della terra, e protetta verso l’interno
da un gigantesco canale artificiale.
Destinata sin dalla sua
creazione a divenire il porto più
importante di tutta la Terra dei
draghi, vide il popolo degli uomini
prosperare e vagare verso
terre lontane. La seconda creazione
fu Minra, il regno dei nani;
racchiusa da un vasto anello di vette
impervie e insormontabili,
mostrava sontuose terre adorne di
ogni genere di opera, scultura
e ricchezza, e grazie alle sue
interminabili e scintillanti città
sotterranee, scavate proprio nei
monti che facevano da confine,
diede un nuovo significato alla
parola bellezza. Fu poi la volta
della costruzione della Torre dei
Cinque, nell’ormai scomparsa
grande foresta. Per semplice che
fosse, mai un’opera riuscì e mai
riuscirà a destare tanta soggezione,
rispetto e paura, come quel
nero monolite. Alta più di trenta
metri e scolpita da un unico
incredibile blocco di marmo nero, si
ergeva fiera verso il cielo
sino a creare l’illusione di
sfiorarlo. Le venature argentate disordinatamente
presenti su quella lucida pietra
apparivano simili
a lampi e saette che cadevano leste
dalla sua cima; e nonostante
la sua esile e slanciata forma
creasse l’impressione che sarebbe
bastato un singolo sussulto di vento
a farla crollare, la mera
torre ha resistito a guerre e
terremoti e si trova ancora là dov’è
stata costruita, seppur
rappresentando ben altro significato. Fu
infine la volta della creazione del
regno degli elfi: Amhonùn!
Confinata per molto tempo nella mente
di Nùn come sogno
irrealizzabile, dopo aver osservato a
pieno la forza e la ricchezza
dei nani e l’ingegnosità e la bravura
delle mani degli uomini,
capì che era giunta l’opportunità per
far divenire realtà quella
sua visione. A quel tempo, io non mi
ritenevo certamente
uno dei più saggi o esperti stregoni
elfici esistenti, tuttavia fui
l’unico a ricevere, da Nùn in
persona, l’incombenza di portare
alla vita quel sogno. Inizialmente
ignaro del motivo riguardo la
decisione di scegliere me per la
realizzazione di quell’impresa,
timorosamente accettai e lentamente
iniziai a comprendere il
sentiero che avrei dovuto percorrere
durante la mia esistenza.
Come ho già detto, non ero certo il
più saggio tra gli stregoni
di Nùn, ma fui l’unico ad averlo
sempre affiancato in ogni sua
battaglia acquistando, senza
rendermene conto, lo stesso suo
rispetto da parte di tutti i popoli
della Terra dei draghi. Vidi
allora la totale fiducia dei popoli
rivolta verso di me durante
la creazione di Amhonùn, e divenni
cosciente del motivo della
scelta di Nùn. Da quel momento
iniziai a prendere consapevolezza
delle mie doti e a credere di poter
raggiungere qualsiasi
traguardo desiderato; ma fraintesi il
reale significato della mia
natura, ed erroneamente mi allontanai
sempre più dalla realtà
che mi apparteneva, affascinato dal
pensiero e dall’esistenza dei
Signori dei draghi.”
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