giovedì 5 febbraio 2015

Recensione Libro "Il Ritorno di Inna-Mok"

Dopo avere passato gli ultimi giorni in una frenetica attività di ripristino dei contatti dell’agenda del mio nuovo smartphone, faccio una pausa per tornare a Voi con una attività molto più gradevole, la recensione dell’ultimo libro che ho finito di leggere da poco.


Si tratta del libro “Il Ritorno di Inna-Mok” di Max Giorgini. Questo libro è stato, in generale, una lettura carina e piacevole.


Sinossi:


Inna-Mok, potentissimo mago del Popolo degli Spettri, è stato sconfitto mentre tentava di  asservire  la  Terra di  Ruhel. Tutti lo credono neutralizzato per sempre, lui però si è solo trasferito in un'altra dimensione.
Quando torna, deciso a vendicarsi, dovrà vedersela con Rash e Nystrid, due giovani di razza umana: lui, aristocratico e ribelle, si è unito a un bracconiere; lei, sfigurata da uno stregone barbaro, vedendosi rifiutata dalla sua gente la abbandona. Venuti a conoscenza della minaccia che incombe sulla Terra di Ruhel, si trovano al contempo investiti della responsabilità di poterla salvare.
Infatti c'è una speranza: Venorè, giovanissima maga dei Figli dell'Aria, prima di morire prematuramente ha presagito il ritorno di Inna-mok e fabbricato un oggetto incantato — andato perduto — in grado di annientarlo. L'esito della loro ricerca, non priva di risvolti personali e colpi di scena, rimarrà appeso a un filo fino alla fine. Perché anche il negromante è sulle tracce dell'arma magica...

L'autore:
Max Giorgini, laureato in filosofia, è dirigente scolastico in un istituto nei dintorni di Bologna.
Fra i suoi variegati interessi, il genere fantasy ha sempre occupato un posto di primo piano e lo ha visto partecipare, con buoni risultati, a varie edizioni dei premi Tolkien e Courmayeur.
Con “Il ritorno di Inna-Mok” è al suo romanzo d'esordio.
Sito di riferimento: www.maxgiorgini.com



Recensione:
L’anziano Lonedyr racconta alla nipotina Tarin l'antica storia di un potentissimo negromante, Inna-Mok. In un lontanissimo passato, tanto lontano che oramai la gente ha dimenticato perfino la sua storia, Inna Mok era un cattivo e potentissimo mago del Popolo degli Spettri. Il Popolo degli Spettri è solo una delle tante popolazioni della terra di Ruhel.
Nonostante il suo grandissimo potere questo mago venne sconfitto grazie ad una grande coalizione di tutti i popoli, mentre stava cercando di asservire tutta la terra di Ruhel al suo volere.
Tutti lo credono da tempo neutralizzato per sempre, lui invece si è parzialmente trasferito in un’altra dimensione, scindendo il suo spirito, che, dotato di vita indipendente, ora aspetta soltanto il momento buono. Quello cioè in cui potrà liberare il suo corpo, riprenderlo e vendicarsi di tutti.
La storia del nonno narra la sconfitta di Inna-Mok (avvenuta soltanto in seguito alla grande alleanza di tutti i popoli di Ruhel), ed alla riunione di tutti i maghi delle diverse popolazioni che si sono messi insieme per combatterlo e per creare il suo guscio magico, con lo scopo di isolarlo definitivamente dal mondo, visto che erano impossibilitati ad ucciderlo.
Parla poi del presagio di Venorè, giovanissima maga dei figli dell’aria, che, anche se solo quindicenne. era già considerata una tra le più potenti maghe esistenti. Qualche giorno dopo la vittoria sul grande mago, Venorè ha infatti un presagio importante, e sente, con sicurezza che Inna-Mok, non è battuto per sempre ma pensa di tornare, in un lontano futuro, in qualche modo, quando la terra di Ruhel lo avrà dimenticato. Per questo, con la minaccia incombente su tutti i popoli, lei decide di fabbricare un’oggetto incantato in grado di annientarlo nel momento in cui si rifarà vivo.
Peccato che, nel corso dei secoli questo oggetto, dopo la prematura morte di Venorè, vada perduto e tutti finiscano col  dimenticare l’esistenza di un mago cattivo che voleva dominare il mondo; il suo nome rimane solo nei racconti, di alcuni ma viene preso da coloro che ne parlano solo come una semplice fiaba. Proprio come Lonedyr che racconta tutto alla nipote ma come una bella Fiaba non come una cosa realmente successa tanto tempo prima.
Dal momento della sconfitta di Inna-Mok sono passati tanti tanti anni. Al giorno d’oggi, facciamo la conoscenza di due giovani della razza umana, l’ultima arrivata sulle terre di Ruhel.
Uno è Rash, un aristocratico che ha lasciato la sua famiglia per vivere solo ma libero, come cacciatore di frodo e l’altra è Nystrid, una ragazza istruita dal padre sull’arte del combattimento e probabilmente destinata ad andare in sposa al figlio del suo signore. Un avvenimento terribile che le capita mentre stava partecipando ad una spedizione sulle distese gelate della steppa cambierà per sempre la sua vita.
I due non si conoscono e vivono in due posti diversi ma il loro destino finirà per farli incontrare e fargli combattere una causa comune. Per motivi diversi entrambi sono costretti a lasciare la vita che stavano facendo ed a correre incontro all’avventura.
Ad un certo punto, per il bene di tutti, dovranno recarsi insieme sulla tomba di Venorè con il pugnale magico da lei stessa creato, l’arma finale contro il sadico negromante. I due ragazzi dovranno combattere per salvare la loro terra, Rash a causa di una promessa e Nystrid ormai senza miglior scopo a cui dedicarsi.
Per circa i due terzi del libro la storia si suddivide in tre diversi racconti. Viene presentato il racconto dal punto di vista di tre personaggi diversi. Nella prima fase parlano Inna-Mok che deve ricongiungersi alla sua parte corporea, Rash e Nystrid, ognuno alle prese con una vita non facile e diverse avventure. Nella seconda fase quando Rash e Nystrid condividono la stessa sorte il libro si triforca di nuovo seguendo oltre al negromante la storia del suo sottomesso.
Come mia abitudine eccomi a parlare in primis dei difetti che ho riscontrato nel libro.
Anche se so che spesso, in special modo quando si tratta di pubblicazioni di piccoli editori, queste scelte sono obbligate,  trovo che il libro abbia i caratteri di stampa un po’ piccoli e le cartine iniziali siano anch'esse troppo piccole. Risulta non comodo da leggere il testo del libro e quasi impossibili da decifrare le cartine.
Nonostante il libro sia scritto abbastanza bene, nelle prime fasi della lettura non sono stata subito presa dalla storia, c’è voluto un po’ di tempo e pagine per essere incuriosita e interessata alla narrazione, forse anche a causa della scelta di scindere il racconto in tre narrazioni diverse, continuamente alternate. E’ una scelta a mio parere un po’ penalizzante, in quanto le storie si alternano e sovrappongono continuamente facendo perdere un momento l’interesse e l’attenzione del lettore che viene continuamente spostata da una storia all’altra.
Altro punto debole importante del libro trovo sia il finale. Un finale troppo veloce direi, infatti, dopo una lunga storia e tanti pericoli scampati con il negromante che non trova sul suo cammino nessunissimo problema, ostacolo o rallentamento grave, al momento della resa dei conti, viene ammazzato troppo facilmente senza nemmeno una gran lotta finale. Dove sono finiti tutti i suoi enormi poteri ? Questo finale non mi sembra conforme e credibile in tutto il contesto della storia narrata in precedenza.
Per quanto riguarda invece i pregi del libro, innanzitutto c’è l’aspetto formale dello stesso, evidentemente curato bene,  senza errori grammaticali o refusi così comuni al giorno d’oggi. Io apprezzo davvero tanto un libro ed un autore che pensano anche al lettore ed a pubblicare un libro che sia formalmente corretto. Grazie mille.
Come ho già avuto modo di dire all’inizio di questa recensione questo libro è stato una lettura gradevole ed abbastanza coinvolgente quando ad un certo punto, ho iniziato ad essere attratta dalla storia.
Nonostante io non abbia apprezzato la scelta della narrazione tripla, devo ammettere che l’autore è stato bravo nell’interromperla e sostituirla con un’altra nei momenti in cui l’attenzione era più altra e dove il lettore più desiderava sapere come si sarebbe evoluto quel troncone di storia particolare.
Ho apprezzato lo stile dell’autore molto veloce, leggero e senza complicazioni formali di sorta. Con poche descrizioni, non molto lunghe ma che riescono a mostrare al lettore il suo mondo in modo completo.
Belli e bene caratterizzati i personaggi che trovo riusciti e piacevole il lungo viaggio anche psicologico che permette a Nystrid di arrivare all’accettazione di una nuova se stessa. Quella che era destinata ad essere davvero.
C’è un messaggio nel libro ? Non lo so, anche se io credo di averne trovato uno, quello di accettare e comprendere la diversità. Questo è in fondo un messaggio fondamentale : oltre a quello di capire davvero, nel profondo di se stessi, quello che si è. Nella vita si rappresenta quello che si è realmente o si porta una maschera per apparire come dovremmo essere per poter venire accettati dagli altri ? 
L’azione forse risulta un po’ troppo lenta ed il finale troppo facile ma la lettura alla fine è stata gradevole, rilassante ed abbastanza coinvolgente.
Consiglio questo libro ai giovani lettori di fantasy che sicuramente non avrebbero fatto alla storia critica alcuna. Ma le mie cercano di essere sempre critiche costruttive inoltre, dopo avere letto tanti libri purtroppo non riesco a non dire ciò che realmente penso del libro appena letto. Anche perché sono convinta che lo scopo di una recensione sia anche fare notare le cose che avrebbero potute essere fatte meglio.
Vi aspetto al Rifugio con le prossime recensioni, ma mi raccomando, nel frattempo, datevi alla lettura anche voi !

Leggete sempre, leggete tanto ma soprattutto . . . leggete fantasy ! 

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