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giovedì 15 dicembre 2011

La Terra dei Draghi - L'antica stirpe


Ho deciso dopo avere sentito l'autore, di farVi assaggiare parte del libro che potrete vincere alla Befana e che il fortunato Lele ha già vinto. Per questo motivo vi accluderò due stralci del libro.

 Questo di seguito è un brano di un capitolo centrale.... "In viaggio tra passato e presente" (E' praticamente parte dell'anello di giunzione tra il passato ed il presente della Terra dei Draghi)...
domani vi posterò il secondo stralcio ..... 


Nicola Cantalupi
“La Terra dei Draghi – L’antica stirpe”

Carmas annuì compiaciuto, quindi iniziò a parlare: “Volentieri,
giovane Johan… E dimmi! C’è qualcosa in particolare di
cui vuoi che ti parli?”
Il ragazzo increspò le sopracciglia e con fare riflessivo replicò:
“In verità, Carmas, c’è una cosa che ancora non capisco…
Cos’ha di tanto speciale la diga-fossato? Come poteva una semplice,
seppur enorme trincea spazzare via truppe nemiche e
macchine d’assedio?”
Carmas divenne serio e rispose scuotendo la testa: “Ti chiedo
scusa, Johan; avevi già fatto questa domanda e io avevo promesso
che ti avrei dato spiegazioni sulla diga, su Himriel e su
qualsiasi altra cosa a tempo debito. L’evolvere degli eventi e la
stanchezza mi hanno fatto passare di mente le mie parole; adesso
però tenterò di farmi perdonare questa mancanza narrandoti
una storia che riuscirà a spiegarti tutte queste cose e molte altre
ancora. Una storia così remota che forse, l’unico altro essere
ancora in vita in grado di ricordarla può essere solo Ailar”.
Johan, ritrovando finalmente il sorriso, già si sentiva rapito
dal racconto di una storia che ancora doveva ascoltare.
Carmas, vedendo il ragazzo così entusiasta, rapidamente riprese
parola: “Questa che sto per raccontarti è la storia di questa
terra molto tempo prima che avvenisse la caduta dei cinque,
prima della nascita delle grandi città e molto tempo prima della
fine della stirpe dei… Signori dei draghi. Questa è la storia della
Terra dei draghi. Devi sapere innanzi tutto, giovane Johan, che
quando nacquero le razze degli elfi, degli uomini e dei nani,
da tempo immemore su questa terra già vagavano i Signori dei
draghi e le loro maestose creature. Nessuno tuttavia potrà mai
essere in grado di affermare se la nascita di questo popolo sia
avvenuta assieme alle fondamenta della Terra, o solo qualche
centinaio d’anni prima dell’avvento delle nuove razze, perché
non esiste alcun cenno storico riferito a una qualche epoca precedente
alla nascita di elfi e nani. Quello che però posso dirti
con assoluta certezza, è che il loro era un popolo straordinario,
con una visione del mondo e della vita completamente differente
da quella di qualsiasi altra razza. A loro non interessava
affatto l’avida ricerca della ricchezza materiale come per i nani,
e neppure inseguivano la spasmodica brama di gloria e saggezza
tipica di tutti gli elfi… A mio avviso, erano molto più rassomiglianti
a una sorta d’incorruttibile razza umana, completamente
privi di paura circa lo scorrere del tempo e l’avanzare della morte.
Devo comunque ammettere, che in tutta la mia lunga vita
non ho mai conosciuto un mortale con un così nobile animo,
e forse mai ve ne saranno; la storia degli uomini è costellata di
guerre, più di quante elfi e nani ne abbiano mai combattute, e
sarà così per sempre. L’animo degli uomini è fragile e facilmente
corruttibile; la maggior parte di loro non si preoccupa d’altro
che inseguire ferocemente gloria e ricchezze per l’intero arco
della loro breve esistenza, finendo inevitabilmente per ritrovarsi
infelici e mai appagati per quello che hanno raggiunto, temendo
ogni giorno sempre più l’arrivo della loro morte. Riconosco
che, da essere immortale, è sin troppo facile e più che mai sbagliato
criticare le debolezze di esseri che fin dalla nascita hanno
come unica certezza quella di dover morire; ma se si rendessero
conto che la morte non è l’assoluta fine e tentassero di vivere
con amore reciproco e semplicità questo loro passaggio su questa
terra, sarebbero senza ombra di dubbio esseri migliori…”
Johan lo guardò con aria a dir poco interrogativa.
“Non fraintendermi, Johan; non voglio certo sminuire la
razza degli uomini! Infatti ci sono più eroi nella loro storia, di
quanti se ne contino tra nani ed elfi… Ma è anche vero che i
loro principali eroi sono per lo più ricollegabili a guerre e battaglie,
e solo raramente a gesta realmente degne di ammirazione.
In parole più semplici, ragazzo mio, gli uomini sarebbero più
felici se smettessero di cercare costantemente quello che non
possono avere; e se solo riuscissero a trovare gioia e serenità
per ciò che hanno e in quello che fanno, vedrebbero il mondo
allo stesso modo dei Signori dei draghi, assomigliandogli
più di ogni altro popolo di questa terra. Per tornare a noi e
alla nostra storia, caro Johan, ripeto ancora una volta che non
esistono cenni storici risalenti a prima della nascita dei nostri
avi. Non credo tuttavia che non ne siano mai esistiti… Sono
più che certo che la storia rappresentava di fatto un punto di
riferimento importantissimo per i Signori dei draghi, perché
solo dagli errori commessi impariamo a migliorare, e questo
mi fu insegnato proprio da uno di loro… Credo piuttosto che
abbiano voluto semplicemente tenercela nascosta, perché quella
non era la nostra storia; e adesso ormai, ogni loro ricordo,
è scomparso assieme a quel popolo. L’unica cosa certa, è che
la grandezza di quella razza non aveva bisogno di manifestarsi
attraverso sontuose opere architettoniche. Parole come città o
regno erano ancora sconosciute alla Terra, e furono proprio le
nuove razze a dare significato a quei nuovi concetti, ergendo i
primi agglomerati urbani, al fine di potersi opporre in massa
contro le incursioni di orchi e troll, che da sempre infestano
queste terre. Con l’avanzare del tempo e delle ere però, nonostante
le nuove unite difese funzionassero perfettamente contro
i fortunosi attacchi delle scapestrate orde di orchi, quelle stesse
città crebbero a dismisura sino a creare i primi grandi regni,
arrivando a fornire i propri confini di sempre più alte e spesse
mura, e di potenti armi di difesa. Quelle stesse armi di protezione
però, trovarono ben presto utilizzo nelle azioni di conquista,
e ancor più rapidamente, i primi regni che si erano formati nelle
nostre terre, spinti dall’implacabile desiderio di supremazia dei
loro sovrani, iniziarono a essere in competizione fra loro. Quella
competizione si tramutò facilmente in invidia e quella stessa
invidia divenne in breve tempo motivo d’odio tra molti popoli
di uomini e nani. Tuttavia, mentre tra le popolazioni dei nani
inizialmente la lotta si era limitata al reciproco furto di oro dalle
loro stesse miniere, gli uomini iniziarono a dichiararsi guerra,
conquistandosi terre vicendevolmente ed estendendo quel conflitto
su tutto il territorio, coinvolgendo inevitabilmente ogni
popolo del pianeta. Le numerose battaglie scissero in due l’intera
Terra dei draghi flagellandola irreparabilmente, dando vita
a un’epoca di morte e distruzione, conosciuta ancora oggi come
la prima era buia della nostra storia, e che ebbe come unico risultato
quello di aumentare il numero di nere creature sul suolo
di questa stessa terra…”
Il ragazzo non avrebbe mai immaginato che il suo paese nascondesse
una simile storia. Adesso voleva sapere tutto, le parole
di Carmas parevano non bastargli mai.
“Fu allora che i Signori dei draghi, incuriositi e per lo più
preoccupati dalla natura di quei giovani popoli, dopo un lungo
periodo di completa neutralità, ma al contempo di intolleranza
circa la distruzione e la morte che veniva sviscerata con tanta
semplicità sulla loro terra, vollero intervenire al fine di porre un
freno a tutta quella scelleratezza; tuttavia, decisero di non riversare
la loro inarrestabile furia su entrambe le fazioni. Sapevano
che del buono albergava nei cuori di quelle giovani creature, ed
era questo che le rendeva, ai loro occhi, meritevoli di continuare
a esistere. Così, per dare loro la possibilità di ricominciare
da zero, decisero di schierarsi tra le fila di quell’infinita guerra.
L’ultima scelta possibile che rimase loro fu decidere contro quale
esercito schierarsi… A est, unioni di dittature e regni spesso
privi di scrupoli combattevano con il principale fine di conquistare
nuove terre. A ovest, democratici regni di elfi, nani e
uomini si erano uniti sotto un unico vessillo per difendere sino
alla morte la loro terra e la loro libertà. Pur apparendo scontata
ai nostri occhi, mai una scelta si rivelò così agognata. Ora fai
attenzione, Johan! Quello che sto per dirti è a difesa di nessuno;
e serve solo a farti comprendere il motivo di tanta indecisione
da parte dei Signori dei draghi. Dimmi… come ti sentiresti se i
tuoi due migliori amici iniziassero a litigare in maniera irreparabile
circa una questione di per sé futile, dividendo in due parti
tutti i tuoi restanti amici?… E come ti sentiresti sapendo che
l’unico a poter mettere fine a quella lite sei proprio tu, ma che
per farlo dovresti decidere di schierarti nonostante tu sappia
che scinderai per sempre il tuo gruppo di amici?”
Il giovane, spiazzato, fece per aprire bocca, ma il saggio stregone
riprese a parlare senza dargli il tempo di proferire parola.
“Non voglio una risposta, Johan… ho detto questa cosa solo
per farti capire il dolore provato dalla saggia stirpe nel momento
della decisione. L’epoca buia continuava tuttavia imperterrita a
mietere i suoi inutili massacri e i Signori dei draghi si trovarono
costretti ad affrontare l’ardua scelta. Fu allora che la costante
ricerca dell’etica morale di quel popolo, lo spinse ad allearsi
al fianco della gente dell’Ovest. L’alleanza tra draghi e popoli
dell’Ovest determinò un brusco quanto notevole cambiamento
nelle sorti della guerra che per secoli non aveva visto vincitori,
e ben presto i nemici dell’Occidente furono cacciati oltre i mari
orientali della Terra dei draghi; così lo scontro vide l’ultimo suo
atto proprio nell’Esthrid, tra le steppe che circondavano la vecchia
fortezza di Drudmol. L’alleanza decise infatti di seguire gli
sconfitti oltre mare, nel tentativo di annientare definitivamente
i loro eserciti ed evitare una futura vendetta. L’ottantaquattresimo
giorno d’autunno le truppe alleate sbarcarono a nord di
Drudmol; dopo un’aspra battaglia durata sei giorni e sei notti,
i nostri eserciti raggiunsero e annientarono quella stessa fortezza,
ultimo baluardo delle forze orientali, portando così al suo
termine la prima epoca buia. La battaglia dell’ultima settimana
d’autunno emise il suo verdetto contando innumerevoli vittime
tra uomini, elfi, nani e molte persino tra i Signori dei draghi;
tuttavia l’ombra era stata scacciata e l’alba di una nuova era
sorgeva luminosa dopo il cupo tramonto di quei precedenti secoli.
Orchi, troll, goblin e molte altre creature oscure alleate agli
eserciti dell’Est fuggirono e si nascosero nel cuore della Terra, in
un’allora quanto mai ristretta Gola di Fuoco; ma poco importava:
la gente dell’Ovest aveva conquistato la propria libertà e
consolidato l’alleanza con i Signori dei draghi, che promisero di
vegliare su loro. Nei secoli che seguirono, grande fu la magnificenza
delle giovani razze, che in pace fondarono le prime grandi
città democratiche; ma mentre i nostri popoli prosperavano, in
segreto i Signori dei draghi affrontavano sempre più numerose
incursioni belliche dei rinati popoli dell’Est. I secoli trascorsero
vedendo fiorire sempre più la nostra gloria, dando però, allo
stesso tempo, l’ultimo saluto a un numero sempre maggiore
di draghi, che silenziosamente continuavano a morire per difendere
i confini di quella terra e le sue nuove razze. Un giorno
però, un giovane principe elfico di nome Nùn, tornando da
uno dei suoi viaggi nelle pianure nord-orientali, si ritrovò inaspettatamente
a combattere al fianco dei draghi in uno dei loro
scontri di confine, e quella battaglia rivelò inequivocabilmente
al giovane principe l’antico segreto che da sempre proteggeva
tutti i popoli della Terra dei draghi. Lo stesso Nùn discusse
ampiamente la scelta dell’ancestrale popolo di combattere da
soli quella minaccia perché, a suo modo di vedere, quella terra
avrebbe dovuto essere protetta da tutti coloro che la abitavano;
ma quel giovane principe, pur mostrando un nobile cuore, non
avrebbe mai potuto capire il tremendo fardello che oppresse
la coscienza di quell’intera razza, sin dal momento in cui decisero
di essere l’ago della bilancia del fato durante la guerra
dell’epoca buia. Molto presto la verità raggiunse ogni città di
questa terra e da quel momento in poi, pur non desiderandolo,
i Signori dei draghi iniziarono a essere venerati come divinità.
Ovunque furono eretti sontuosi templi e mastodontiche statue
in loro onore, ma tutto questo ebbe un risvolto inaspettato. Ai
Signori dei draghi non piacque quella situazione, mai avrebbero
voluto essere considerati su di un livello superiore rispetto
alle altre razze e tutto questo fece capire loro di aver intaccato
in maniera irreparabile il corso di una storia, che non avrebbe
dovuto essere la loro. Il popolo dei draghi si rese conto che era
probabilmente giunto il momento di abbandonare queste terre,
emigrando là dove non avrebbero potuto più corrompere il corso
degli eventi. Nell’apprendere la loro decisione però, lo stesso
Nùn supplicò in ginocchio i Signori, chiedendo loro di restare
e continuare a onorare, da quel momento in avanti, assieme a
tutti gli altri popoli, gli ideali dell’antica alleanza dell’Ovest.
Cinque di loro, per esattezza i più antichi e potenti e gli unici
ancora in vita dai tempi dell’epoca buia, sentendo tuttora forti
i legami verso la storia di quelle nuove razze, piegarono il loro
volere a quella richiesta, rimanendo così nella Terra dei draghi
e passando alla storia nelle molte epoche che seguirono come i
cinque saggi. Tutti gli altri Signori dei draghi, lo stesso giorno
in cui i cinque decisero di rimanere, salirono in sella ai loro
possenti destrieri alati e, rapidi come il vento, scomparvero per
sempre volando verso sud. Da quel momento così lontano nel
tempo, nessuno ha mai più visto, saputo o anche solo sentito
raccontare del popolo più straordinario che abbia mai visto
questa terra; e allo stesso modo di come niente sappiamo di ciò
che fecero dopo la loro partenza, forse mai sapremo quello che
hanno fatto prima del nostro arrivo…”
La voce di Carmas ebbe un attimo di esitazione, come improvvisamente
spenta dalla sconfinata angoscia per un simile
destino; ma il saggio seppe riprendersi all’istante.
“Quando tutto questo avvenne, altro non ero che un giovane
consigliere e stratega alla corte di Nùn, ma fui presente
quando tutti quei draghi si alzarono in cielo allontanandosi verso
sud, e mentirei affermando che non ho provato un’immensa
tristezza e un’irreparabile mancanza nel mio cuore… Dopo aver
dato l’addio ai draghi, la Terra si apprestava a iniziare una nuova
era. Uomini, elfi e nani entravano così nella terza era; ma non
l’avrebbero affrontata completamente da soli. Cinque Signori
dei draghi erano rimasti a proteggerci, e sotto la loro guida iniziò
la più felice epoca della nostra storia. Naturalmente i confini
a est continuarono a vedere ancora molte battaglie, tuttavia
l’esercito formatosi col rinnovo dell’antica alleanza, sotto la guida
dei cinque saggi onniscienti, difese per secoli e secoli queste
terre senza problema alcuno, aumentando sempre più il legame
che univa tutti quei popoli e spingendoli a cooperare tra loro
anche al di fuori dell’ambito bellico. Fu così che la forza dei
nani, l’astuzia degli uomini e la conoscenza degli elfi si fusero
per la prima volta nella storia per dare vita a qualcosa che fosse
realmente degno d’ammirazione. Da quell’unione nacquero
così i primi grandi regni come quelli di Isenord e Ventartica, e
di Darnen ed Evien, che ancora oggi esistono, o almeno così
spero, dal momento che furono protetti dall’Athorhen… O
come i regni di Norean e Nimrodh, ormai ridotti a desolati
cumuli di rovine. Assieme creammo le luccicanti città sotterranee
delle Montagne Cavernose, adesso covo d’innumerevoli
creature oscure, e realizzammo opere mai immaginate prima
di allora. Inoltre, col passare del tempo, le guerre di confine a
est divenivano sempre più sporadiche, tanto da tramutarsi agli
occhi dell’opinione pubblica, e degli stessi eserciti presenti nei
campi di battaglia, in umili e caotiche rappresaglie barbariche.
Nùn, divenuto re di inestimabile fama, dopo aver affrontato sul
campo ogni battaglia di confine durante tutti quei secoli, decise
di fare ritorno tra la sua gente e dare vita a qualcosa che avrebbe
potuto confermare la sua grandezza anche al di fuori delle
eroiche gesta di guerra. Al suo ritorno, dopo tante battaglie trascorse
assieme alle razze alleate, decise di innalzare le tre città
simbolo dell’Occidente, e una grande torre posta al centro di
tutta la nostra terra e dedicarla ai Signori dei draghi. La prima
città, donata poi ai temerari alleati mortali, fu la Baia di Nùn:
un enorme regno eretto tra le acque della più vasta insenatura
presente tra le coste della nostra della terra, e protetta verso l’interno
da un gigantesco canale artificiale. Destinata sin dalla sua
creazione a divenire il porto più importante di tutta la Terra dei
draghi, vide il popolo degli uomini prosperare e vagare verso
terre lontane. La seconda creazione fu Minra, il regno dei nani;
racchiusa da un vasto anello di vette impervie e insormontabili,
mostrava sontuose terre adorne di ogni genere di opera, scultura
e ricchezza, e grazie alle sue interminabili e scintillanti città
sotterranee, scavate proprio nei monti che facevano da confine,
diede un nuovo significato alla parola bellezza. Fu poi la volta
della costruzione della Torre dei Cinque, nell’ormai scomparsa
grande foresta. Per semplice che fosse, mai un’opera riuscì e mai
riuscirà a destare tanta soggezione, rispetto e paura, come quel
nero monolite. Alta più di trenta metri e scolpita da un unico
incredibile blocco di marmo nero, si ergeva fiera verso il cielo
sino a creare l’illusione di sfiorarlo. Le venature argentate disordinatamente
presenti su quella lucida pietra apparivano simili
a lampi e saette che cadevano leste dalla sua cima; e nonostante
la sua esile e slanciata forma creasse l’impressione che sarebbe
bastato un singolo sussulto di vento a farla crollare, la mera
torre ha resistito a guerre e terremoti e si trova ancora là dov’è
stata costruita, seppur rappresentando ben altro significato. Fu
infine la volta della creazione del regno degli elfi: Amhonùn!
Confinata per molto tempo nella mente di Nùn come sogno
irrealizzabile, dopo aver osservato a pieno la forza e la ricchezza
dei nani e l’ingegnosità e la bravura delle mani degli uomini,
capì che era giunta l’opportunità per far divenire realtà quella
sua visione. A quel tempo, io non mi ritenevo certamente
uno dei più saggi o esperti stregoni elfici esistenti, tuttavia fui
l’unico a ricevere, da Nùn in persona, l’incombenza di portare
alla vita quel sogno. Inizialmente ignaro del motivo riguardo la
decisione di scegliere me per la realizzazione di quell’impresa,
timorosamente accettai e lentamente iniziai a comprendere il
sentiero che avrei dovuto percorrere durante la mia esistenza.
Come ho già detto, non ero certo il più saggio tra gli stregoni
di Nùn, ma fui l’unico ad averlo sempre affiancato in ogni sua
battaglia acquistando, senza rendermene conto, lo stesso suo
rispetto da parte di tutti i popoli della Terra dei draghi. Vidi
allora la totale fiducia dei popoli rivolta verso di me durante
la creazione di Amhonùn, e divenni cosciente del motivo della
scelta di Nùn. Da quel momento iniziai a prendere consapevolezza
delle mie doti e a credere di poter raggiungere qualsiasi
traguardo desiderato; ma fraintesi il reale significato della mia
natura, ed erroneamente mi allontanai sempre più dalla realtà
che mi apparteneva, affascinato dal pensiero e dall’esistenza dei
Signori dei draghi.”

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