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martedì 27 settembre 2011

FantaBestiario. Le creature dell'immaginario fantastico: La Fenice



La Fenice

La fenice, un animale fantastico e mitico, ha alcune caratteristiche che lo rendono unico tra tutti gli animali, come affermano tutti i bestiari: «C’è un uccello che ha nome fenice: nel sacro scritto troviamo che quell’uccello non è comune, perché non ne è esistito che uno. Esso è un uccello molto grazioso, e canta molto bene, ma la cosa più sorprendente è la sua proprietà: trascorsi 50 anni di vita, la fenice vola alla ricerca di un albero di nome libano, dove trova preziosi unguenti ed aromi. Fa un bel mucchio di tutte quelle spezie e di pietre preziose, e le porta in un unico posto.» Sono evidenti le variazioni tra le versioni dei bestiari: l’ età della fenice varia da 50 a 500 anni, in alcuni le spezie e le gemme vengono cercate e preparate su un altare da un sacerdote.  Il racconto continua: «Quindi, quando è pronta, fa sprizzare il fuoco dalle pietre, sbatte le ali per alimentarlo e, una volta che quello è abbastanza forte, si lascia cadere tra le fiamme e viene incenerita completamente. Il primo giorno da quella cenere spunta un vermicello; durante il secondo è già diventato un uccellino. Infine, il terzo ed ultimo giorno, l’ uccellino riprende forma di fenice ed è tutto rinnovato.» Infine il significato religioso della fenice: «Quell’ uccello simboleggia Cristo, che scese dal cielo per colmarsi del vecchio e del nuovo testamento, e, dopo che fu crocefisso, il terzo giorno risuscitò. Così infatti aveva detto Dio: “Io ho il potere di dare e di togliere la vita”, ed infatti a Gesù era stata tolta la vita che poi si era ripreso.»


Secondo Wikipedia:

La fenice, spesso nota anche con l'epiteto di Araba fenice, era un uccello mitologico noto per il fatto di rinascere dalle proprie ceneri dopo la morte. Gli antichi egizi furono i primi a parlare del Bennu, che poi nelle leggende greche divenne la fenice. Uccello sacro favoloso, aveva l'aspetto di un'aquila reale e il piumaggio dal colore splendido, il collo color d'oro, rosse le piume del corpo e azzurra la coda con penne rosee, ali in parte d'oro e in parte di porpora, un lungo becco affusolato, lunghe zampe, due lunghe piume — una rosa ed una azzurra — che le scivolano morbidamente giù dal capo (o erette sulla sommità del capo) e tre lunghe piume che pendono dalla coda piumata — una rosea, una azzurra e una color rosso-fuoco —. In Egitto era solitamente raffigurata con la corona Atef o con l'emblema del disco solare.

La morte e resurrezione

Dopo aver vissuto per 500 anni (secondo altri 540, 900, 1000, 1461/ 1468, o addirittura 12955/ 12994), la Fenice sentiva sopraggiungere la sua morte, si ritirava in un luogo appartato e costruiva un nido sulla cima di una quercia o di una palma.
Qui accatastava ramoscelli di mirto, incenso, sandalo, legno di cedro, cannella, spigonardo, mirra e le più pregiate piante balsamiche, con le quali intrecciava un nido a forma di uovo — grande quanto era in grado di trasportarlo (cosa che stabiliva per prove ed errori). Infine vi si adagiava, lasciava che i raggi del sole l'incendiassero, e si lasciava consumare dalle sue stesse fiamme mentre cantava una canzone di rara bellezza.
Per via della cannella e della mirra che bruciano, la morte di una fenice è spesso accompagnata da un gradevole profumo. Dal cumulo di cenere emergeva poi una piccola larva (o un uovo), che i raggi solari facevano crescere rapidamente fino a trasformarla nella nuova Fenice nell'arco di tre giorni (Plinio semplifica dicendo "entro la fine del giorno"), dopodiché la nuova Fenice, giovane e potente, volava ad Eliopoli e si posava sopra l'albero sacro,
«cantando così divinamente da incantare lo stesso Ra»
- per altro si dice anche che dalla gola della Fenice giunse il soffio della vita (il Suono divino, la Musica) che animò il dio Shu.
Ma nella antica tradizione riportata da Erodoto, la fenice risorge ogni 500 anni, come riportato da Cheremone, filosofo stoico iniziato ai misteri egizi che parla di un <periodo solstiziale>, da Orapollo vissuto sotto Zenone (474-491) che -come sappiamo dal lessico Suida - diresse la scuola egizia a Menouthis, presso Alessandria, da Eliano di Preneste; la rinascita della fenice cela per tutti questi autori un periodo astronomico connesso alla resurrezione di Osiride. Già nel Capitolo 125 del Libro dei Morti, Osiride afferma di rinascere come fenice nella città di On (Eliopoli) sede di miti cosmologici; contestualmente, infatti, Osiride si identifica con il Duplice Leone nei nomi di Ieri e Domani, ovvero Osiride e Ra, simbolo esoterico preposto alle rinascite dei cicli solari[1]. Orapollo palesa senza veli che la fenice è una delle manifestazioni del sole <dai molti occhi> come interpretato da Sbordone che riporta una grafia tarda del nome di Osiride costituita da un occhio e uno scettro. Da qui l'occhio della fenice inteso come l'illuminazione consapevole di Osiride che - sempre secondo Orapollo - rinascendo incarna <il rinnovamento ciclico degli astri> , intrinseco alla fiamma del <periodo solstiziale> della fenice riportato in un frammento di Cheremone.


Storicamente parlando, viene menzionata per la prima volta in un libro, l'esodo (VIII secolo a.C.). Uno dei primi resoconti dettagliati ce lo fa lo storico greco Erodoto circa due secoli dopo:

« Un altro uccello sacro era la Fenice. Non l'ho mai vista coi miei occhi, se non in un dipinto, poiché è molto rara e visita questo paese (così dicono ad Eliopoli) soltanto a intervalli di 500 anni: accompagnata da un volo di tortore, giunge dall'Arabia in occasione della morte del suo genitore, portando con sé i resti del corpo del padre imbalsamati in un uovo di mirra, per depositarlo sull'altare del dio del Sole e bruciarli. Parte del suo piumaggio è color oro brillante, e parte rosso-regale (il cremisi: un rosso acceso). E per forma e dimensioni assomiglia più o meno ad un'aquila. »
 Vi sono controparti della Fenice in praticamente tutte le culture: sumera, assira, inca, azteca, russa (l'uccello di fuoco), quella dei nativi americani (Yel), e in particolare nella mitologia cinese (Feng), indù e buddista (Garuda), giapponese (Ho-oo o Karura), ed ebraica (Milcham):


Immagine delle Fenice da un Bestiario moderno

La fenice sembra che fosse già venerata dalla più antica delle religioni egiziane, era considerata una delle
forme assunte da Atum, il dio primordiale dell’Enneade di Eliopoli, la città dei nove dèi originari. Pare che abbia anche a che vedere con la processione degli equinozi


vedi Link : http://www.esonet.org/studi-sullantico-egitto/la-fenice-e-la-precessione-degli-equinozi


Per approfondimenti ulteriori : http://it.wikipedia.org/wiki/Fenice

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