lunedì 3 ottobre 2011

FantaBestiario. Le creature dell'immaginario fantastico: Il Drago

Per la Seconda volta, dal Blog True Fantasy   http://truefantasyitaly.blogspot.com/  ho ripresto punto per punto questo post su uno degli animali fantastici più conosciuti

Il Drago è una delle mie creature fantastiche preferite !?!!

FantaBestiario. Le creature dell'immaginario fantastico: Il Drago

dragon_thumb[2] Dopo la lunga pausa estiva, ritorniamo con una nuova rubrica che guarda al passato nel tentativo di farlo dialogare con il presente della nostra letteratura fantasy e fantastica. Stavolta, a partire da un’idea di Alessandro Iascy, abbiamo pensato di trattare la storia mitologica e letteraria delle creature fantastiche che popolano racconti, romanzi e folklore dall’antichità a oggi. Come sempre non procederemo in modo sistematico o troppo rigoroso, ma avanzeremo nella selva di suggestioni e immagini dei bestiari fantastici, lasciandoci trasportare dalla nostra voglia di scoprire e incuriosire. Cercheremo così di accompagnarvi, a ogni appuntamento, in un universo antico e sfuggente, dal quale cogliere curiosità, aneddoti, rappresentazioni e leggende.
Apriamo la nostra rubrica  con la creatura dell’immaginario fantasy per antonomasia: il Drago. Come ricorderete, abbiamo già avuto modo di parlare di alcune caratteristiche di questo animale fantastico in un articolo dell’anno scorso (Il Drago, l’Orco e il Balrog: creature della contaminazione). Partiamo dunque da quel primo approccio.
Tim Hildebrandt - Smaug le dragon (2)Per scoprire la natura di un essere, è importante domandarsi il significato del suo nome. Ebbene, il termine drago deriva dal greco antico drakon e si basa sulla radice di un verbo, derkomai, che significa “avere un determinato sguardo”. Noto anche agli Egizi e agli altri popoli medio-orientali, il suo nome in italiano deriva dal quello che i Greci, e i Romani dopo di loro, hanno veicolato fino a noi. Il drago, nell’immaginario ellenico, indica una creatura che ha uno sguardo particolare, capace di colpire profondamente colui che ne è oggetto; uno sguardo calamitante e pietrificante, che gli è valso anche il soprannome di “veggente”. Ma in primo luogo per gli antichi Greci il drakon era un serpente: qualsiasi rettile, non necessariamente mostruoso e di certo reale poteva essere individuato da questo nome. Il mito, però, serba memoria di alcuni “draghi” mostruosi, esseri marini, dapprincipio, enormi serpenti d’acqua capaci di stritolare arcuando le loro viscide volute. E quello che accade nel mito di Laocoonte, durante l’assedio di Troia. Il sacerdote in questione si oppone alla decisione degli altri Troiani di accogliere in città il cavallo di legno, nel cui ventre si nascondono i nemici. Ma ecco che, dal mare, emergono due mostruosi serpenti che si dirigono minacciosi verso Laocoonte e i suoi figli. Virgilio nell’Eneide (Libro II, 210 ss.) li descrive come enormi e viscidi, con occhi ardenti iniettati di sangue e di fuoco, e spirali che secernono sangue corrotto e nero veleno.
Siamo ancora lontani dalla descrizione dei draghi terrestri o celesti, tuttavia l’elemento del fuoco e del veleno sembra essere un tratto ricorrente di queste creature.
Col tempo esso acquisisce una fisionomia ben precisa e “ibrida”: metà rettile metà uccello, provvisto di grandi e nerborute ali e di possenti artigli. Spesso pluricefalo, cioè a più teste, come il drago azzurro inciso nello scudo di Achille (Iliade XI) o Ladone, il drago custode dei pomi d’oro del giardino delle Esperidi che Ercole uccise portando a compimento una delle sue fatiche. Un autore latino, Plinio il Vecchio, dedica alcuni paragrafi della sua Storia Naturale al drago, alle credenze sulle sue specificità naturali e sui rimedi che si potevano ottenere dalla sua carne o da alcune parti del suo corpo, unguenti o preparati capaci di rendere invincibili gli esseri mortali.
Black Dragon Un altro mito greco ci racconta la storia di alcuni denti di drago seminati nel terreno che fecero spuntare dei guerrieri piccoli, ma feroci; e del drago custode del vello d’oro, che Giasone addormentò con una pozione magica fornitagli da Medea. Ma forse il più celebre fra questi mostri è Pitone, enorme drago, più vicino a un serpente grandioso, generato dalla Terra, che attaccò la dea Latona, incinta di Febo. Questi lo uccise appena nato e sui suoi resti, seppelliti sotto le fondamenta del tempio di Delfi, istituì i Giochi Pitici.
Ma il drago è anche una creatura del medioevo e delle sue leggende. Nei bestiari fantastici e nelle storie leggendarie ne esistono di tipi e di colori diversi: rosso, nero, bianco sono le sfumature più celebri, ma spesso le diversità cromatica si riconduce a diverse varietà di metalli o di pietre preziose di cui si dice siano composte le loro scaglie: e dunque ecco i draghi dalle scaglie d’oro o d’argento, di rubino o di ametista. Queste specie differenti si distanziano anche per differenti poteri e capacità.
dragonUno loro specificità comune è quello di essere mostri lucenti, in relazione con la visibilità e il fuoco, e legati in qualche modo alla ragione e alla natura umana. Alcuni di essi, infatti, vengono descritti come creature in grado di parlare o di comunicare con determinati uomini. Altri draghi, invece, sono capaci di metamorfosi, al punto da trasformarsi all’occorrenza in giovani valorosi o in affascinanti fanciulle.
Nell’Occidente medievale il drago diventa l’antagonista privilegiato del cavaliere valoroso: creatura mostruosa, e dunque malvagia, spesso demoniaca, custode di tesori o di vergini rapite, esso incarna il male nelle sue simbologie: il fuco infero, il veleno, la morte, la mostruosità, la violenza e la distruzione.
drago cinese Ben diversa invece la raffigurazione del Drago Cinese, chiamato anche lung. Esso è uno degli animali magici delle credenze di questo grande popolo, accanto alla fenice, alla tartaruga e all’unicorno. Simboleggia una divinità luminosa e celeste, quasi angelica, ma forte e terribile, alla quale per secoli venne ricondotta la figura dell’Imperatore. Il drago infatti non era soltanto stemma imperiale, ma anche attributo del trono, e si diceva che il viso dell’imperatore fosse il viso del Drago. Fu proprio un drago a emergere dal Fiume Giallo e rivelare a un imperatore il famoso diagramma a forma circolare, bianco e nero, che costituisce l’unione dei due principi base, dello Yin e dello Yang. Di quest’ultimo è simbolo, assieme al cielo, all’uomo, all’azzurro e alle montagne, anche il drago.
Il carattere celeste di questa creatura nelle leggende cinesi lo accomuna alle nuvole e alla pioggia; quest’ultima, veniva indicata dal popolo con un’espressione che in italiano suonerebbe pressappoco così: “la terra si unisce al drago”.
La rappresentazione fisica del lung è un po’ difforme da quella del drago occidentale: esso è provvisto di ali artigli e squame, ma anche di corna e di aculei lungo la schiena, e infine ha un attributo specifico, nel quale è racchiuso tutto il suo potere: una perla. Le sue raffigurazioni lo ritraggono infatti nell’atto di inghiottirla o di sputarla.
Borges riporta una breve aneddoto cinese su questo fascinoso animale fantastico:
“Un uomo tenace, in capo a tre anni d’improba applicazione, s’impadronì dell’arte di uccidere draghi; e, in tutto il resto dei suoi giorni, non trovò una sola occasione di esercitarla.”

DragonLavinia Scolari

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